Il Comune fa i conti sulle scuole serali e si prepara a tagliare

Al sit-in di protesta ( ascolta le interviste agli studenti e ad un insegnante) svoltosi lo scorso 5 maggio di fronte a Palazzo Marino non erano in molti: questo perché gran parte degli studenti delle serali di giorno lavora, come Nicole, che abita a Novara e fa la ballerina, ma vuole prendere il diploma e la sera viene a Milano a seguire le lezioni. O Sara, che si alza alle tre del mattino e fa il pane, vorrebbe cambiare lavoro e segue i corsi del Liceo Socio-pedagogico.
E forse insieme a loro ce ne sarebbero molti altri, che probabilmente non sanno neanche dell’esistenza di queste scuole perché il Comune non ha gli mai fatto alcuna forma di promozione o pubblicità.
5 anni di studio, 31 ore a settimana, 6 giorni su 7. Tra gli alunni ci sono quelli che hanno abbandonato gli studi da ragazzi, gli immigrati, i diversamente abili che per motivi d’età non sono più accolti dalle scuole diurne, ci sono persone che di giorno lavorano. E che possono permettersi solo queste scuole: 258 euro l’anno, a fronte dei 3000 e passa delle private. “Chiudendo le scuole serali paritarie il Comune di Milano compie una scelta sbagliata che colpisce le persone forse più motivate e meritevoli di attenzione della nostra società” afferma Giorgio Bonera ( ascolta l'intervista), delegato Rsu dei dipendenti comunali, presente alla manifestazione. Dalla parte degli studenti si sono pronunciati anche alcuni consiglieri comunali: Basilio Rizzo e Patrizia Quartieri sono intervenuti in aula durante la seduta di Consiglio che si svolgeva in contemporanea al sit-in e hanno chiesto al Presidente Manfredi Palmeri di far convocare una commissione congiunta entro la prossima settimana per approfondire la questione. Francesco Rizzati, dei Comunisti italiani, parla di “errore clamoroso” dell’Assessore.
Ma quali sono le motivazioni dell’Assessorato alla Scuola? Ufficialmente la scarsità delle iscrizioni, soprattutto per alcuni indirizzi, anche se l’Assessore per ora sull’argomento non rilascia dichiarazioni, sta ancora valutando il da farsi.
Certo è curioso che l’amministrazione comunale ragioni in termini di convenienza economica (perché in fondo si tratta di questo: lo scarso numero di iscritti non giustifica la spesa), quando rischia il crack finanziario per le operazioni sui derivati.
Ma c’è dell’altro: tre studenti sono stati ricevuti (privatamente, non in rappresentanza ufficiale) dall’Assessore Moioli pochi giorni prima della manifestazione davanti a Palazzo Marino e l’Assessore ha mostrato disapprovazione nei confronti della scelta di uno dei tre, iscritto al liceo classico. Scelta poco oculata secondo l’Assessore. Perché l’inglese, l’informatica... son quelle le cose che servono, oggigiorno, bisogna pensare al futuro, all’Expo... Quanto lavoro ci sarà per chi sa l’inglese! Altro che latino...
Interessante, certo, ci fanno anche la messa... ma chi non ha potuto o voluto farlo per tempo, s’arrangi. Insomma, ‘carpe diem’. Come si dice in inglese?
Antiniska Pozzi