Demolito lo stabile di via Ripamonti 88 dopo anni di abbandono: al suo posto sorgerà il primo laboratorio interamente dedicato alla Smart City e alle start-up tecnologiche

a danno delle auto in sosta e con pericolo per i passanti).
Al posto dell’edificio in rovina verrà realizzato un nuovo spazio per sperimentare tecnologie innovative e sviluppare giovani imprese: “Smart City Lab”, questo è il nome, e sarà il primo laboratorio interamente dedicato alla Smart City e alle start-up tecnologiche attive nel migliorare la vivibilità, l’accessibilità, il risparmio energetico e la tutela ambientale: in una parola, migliorare la vita della città e dei suoi cittadini.
“Dalla domotica alla mobilità sino al risparmio energetico” spiega nel dettaglio l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico, Ricerca e Università Cristina Tajani. “Un progetto che vogliamo condividere con le università e i centri di ricerca, ma anche con le imprese, dalle multinazionali agli artigiani, favorendo la partnership tra pubblico e privato”.
Cinque milioni di euro sono i fondi a disposizione per la realizzazione del progetto, ottenuti dal Ministero dello Sviluppo economico, tramite la società strumentale Invitalia, per creare appunto il primo Smart City Lab che sarà attivo nel 2015.
Tutti contenti anche in Consiglio di zona 5: “La demolizione di questo stabile - ha commentato il presidente Aldo Ugliano - è motivo di grande soddisfazione per il Consiglio di Zona e per gli abitanti del quartiere, perché finalmente si mette fine ad una situazione di degrado e insicurezza, che persisteva da troppi anni. La soddisfazione maggiore arriva dal fatto che su questa area sorgerà uno spazio per giovani imprese, un fatto straordinario in un momento economicamente difficile come questo. Un intervento che s'inserisce molto bene nell'ambito delle trasformazioni urbanistiche in atto nella zona di via Ripamonti, che da industriale sta diventando a un quartiere polifunzionale, che ospita attività produttive ma anche tanti locali che attraggono giovani”.
A.Pozzi