La sfida per il futuro di Milano passa anche dalla progettualità duratura di eventi culturali

Milano ha bisogno di tutto ciò? Indubbiamente la realtà meneghina è assai più poliedrica e ricca di vocazioni produttive di quanto siano Trento, Mantova o Modena. Le settimane della moda o il Salone del mobile sono eventi che catalizzano l'attenzione degli operatori di tutto il mondo e attirano visitatori da ogni continente.
Ma può una città che vuole proporsi tra le capitali culturali d'Europa limitarsi a queste due grandi occasioni di visibilità?
Perché Milano, capitale italiana dell'editoria, nel corso degli ultimi anni non è riuscita, quando in tutta Europa si è affermato il marketing territoriale legato alla cultura, a costruire un appuntamento legato alla letteratura e al libro in grado di porla al centro dell'interesse di questo settore almeno a livello nazionale?
Perchè Milano, che ospita grandi agenzie fotografiche e dove hanno lavorato e vissuto per anni fotografi di fama internazionale come Scianna, Berengo Gardin, Dondero, dove ha sede una realtà d'eccellenza come lo Spazio Forma, non ha mai pensato di creare un festival della fotografia che sicuramente andrebbe incontro all'interesse sempre crescente per questo settore che sta addirittura vivendo una riscoperta dell'analogico, la cara vecchia pellicola?
Sarebbero non solo occasioni per un'ampliamento dell'offerta culturale, ma anche un'opportunità economica che altre città hanno saputo cogliere, come Torino, che passata la fase del declino industriale è riuscita a ripensarsi come sede di grandi iniziative culturali divenendo, dopo le classiche città d'arte, una meta turistica molto attraente.
Non è certo un'impresa facile, ma Milano offre realtà creative che potrebbero far germinare progetti capaci di svilupparsi fino ad assumere dimensioni e qualità in grado di imporsi a livello nazionale e internazionale.
Beniamino Piantieri