Un’indagine della Camera di Commercio di Milano rivela dati e tipologie dei comitati cittadini

L’indagine mette in luce in primo luogo anche le aree di interesse a cui afferiscono i comitati, che risultano mobilitarsi soprattutto per il traffico (67,9%) e per il degrado del proprio quartiere (passando dall’inquinamento ambientale alla questione della micro-criminalità, al rischio dell’isolamento periferico). La richiesta principale, ma qui non ci voleva un’indagine per capirlo, è di essere più ascoltati dalle istituzioni (parliamo del 46,1% dei casi). I componenti partecipano per difendere la qualità della vita del posto in cui vivono, per dare un contributo alla città e per l’opportunità di restituire qualcosa alla società.
Questi i dati più salienti della “fotografia”.
Entrando nel dettaglio della localizzazione, secondo la ricerca, presentata lo scorso mercoledì 20 giugno, i comitati cittadini sono concentrati soprattutto tra Porta Ticinese e Porta Genova (9 comitati: l’11,3%), Viale Monza e Viale Padova (10%), Corso Magenta e Corso Sempione (8,8%) e Barona e Ronchetta sul Naviglio (8,8%).
Sebbene quasi il 70% dei comitati milanesi sia stato costituito nel corso dell’ultimo decennio (l’età media dei comitati milanesi è infatti di 9,3 anni), circa un terzo dei comitati cittadini ha più di dieci anni e il 13,9% è stato costituito prima del 1990 (un esempio su tutti, il Comitato contro la Gronda Nord che esiste dal 1985).
Per quanto riguarda l’identikit di chi partecipa nei comitati milanesi, ci sono sia uomini che donne (circa la metà), non più giovanissimi (1 su 2 ha tra i 45 e i 64 anni, mentre meno del 10% ha una età inferiore ai 34 anni), con un livello di istruzione piuttosto alto (il 43,8% ha almeno un titolo universitario), generalmente lavoratori dipendenti (il 47,9%, in particolare impiegati nel 15,8% dei casi, docenti e dirigenti per il 10,5%), anche se non manca una forte presenza di liberi professionisti (13,4%) e di pensionati e casalinghe (26,6%).
Tutti i partecipanti risultano fortemente radicati nel loro quartiere (nel 76% dei casi risiede ci risiede da più di 10 anni). E così non sorprende che chi partecipa ancor prima di sentirsi italiano (66,5%) o milanese (64,1%), si considera un abitante del suo quartiere (68,4%).
Le tematiche più frequentate sono quelle legate al traffico (67,9%), seguite dall’inquinamento ambientale (56,1%). Il 46,1% sottolinea poi la poca attenzione per il quartiere da parte delle istituzioni, il 42,9% il problema del costo della vita, mentre la forte presenza di immigrazione extracomunitaria è al sesto posto (32,2%) seguita dalla questione sicurezza in relazione allo spaccio/prostituzione (25,2%).
A farla da padrone sono in ogni caso le tematiche ambientaliste (inquinamento, traffico, verde, ecc.: nel 45,1% dei casi un comitato agisce su questa tematica), e la lotta al degrado del proprio quartiere (scarsa manutenzione urbana, vita notturna rumorosa, ecc.: 43,9%). Molto attivismo è anche dedicato alle trasformazioni urbanistiche e alle grandi infrastrutture (costruzione di nuovi parcheggi, sviluppo immobiliare, ecc.: 36,6%), e ad ambiti legati alla legge e all’ordine (sicurezza, immigrazione, prostituzione, microcriminalità, ecc.: 22%), oltre che alla periferizzazione dei quartieri (crisi scuole di quartiere, mancanza di servizi, ecc.: 20,7%).
Tra le attività portate avanti dai comitati dei cittadini milanesi, al primo posto c’è la creazione di momenti di socialità (come organizzare feste e/o momenti di aggregazione nel quartiere: 47,1%), seguita da attività di volontariato caritatevole e di beneficenza (37,5%). Non mancano poi la fornitura di veri e propri servizi pubblici, come le attività legate alla manutenzione del verde pubblico (19,3%), quella della pulizia delle proprie vie (17%), e quella dell’accoglienza e scambio culturale con gli immigrati insediati nel quartiere.
A.Pozzi