Il Ministero chiude l’ultima tramvia extraurbana d’Italia che collegava la Comasina a Limbiate, ma i Comuni non ci stanno

L’intesa tra i comuni interessati e gli enti coinvolti non era ancora arrivata, e a quanto pare non ce ne sarà più bisogno: il decreto di chiusura elimina in un solo colpo le polemiche che si trascinavano intorno al progetto di rinnovamento, e il progetto stesso, che aveva l’obiettivo di costruire un sistema strategico per la mobilità dell’hinterland. Un progetto già pronto e già finanziato (60 milioni dal Cipe e 40 a carico degli enti locali, ma è sulla ripartizione di questa cifra che gli enti locali non sono riusciti ad accordarsi) che coinvolgeva Regione Lombardia, le Province di Milano e Monza Brianza, e i Comuni di Milano, Cormano, Senago e Limbiate.
Per protestare contro il decreto ministeriale, sabato scorso si è svolto presso il capolinea di Comasina M3 un presidio di protesta organizzato da Utp (Associazione Utenti Trasporto Pubblico) e dal Comitato per il tram.
I cittadini interessati hanno chiesto di far partire i lavori come da progetto e di riaprire quella che è una delle più antiche reti interurbane di Milano, anche in previsione della visita del Papa a Bresso il Giugno prossimo.
A fronte della protesta, si è svolta ieri 17 maggio nella sede della Provincia una riunione a cui hanno partecipato tutte le istituzioni coinvolte: Regione Lombardia (con l’assessore Raffaele Cattaneo), il Comune di Milano (con l’assessore Pierfrancesco Maran), la Provincia (con l’assessore Giovanni De Nicola), i Comuni di Paderno Dugnano, Cormano, Limbiate, Varedo, Senago, la Provincia di Monza e Brianza e l’Atm (con il presidente Bruno Rota). L’assessore De Nicola ha fatto sapere che il prossimo 23 maggio ci sarà un altro incontro in Regione per definire il ripristino della linea, e che nel frattempo dovranno essere eseguiti dei lavori di messa in sicurezza sul primo tratto della linea, quello meno sicuro per garantire la circolazione dei trenini.
A.Pozzi