La Lega impone l’ultimatum: “O l’ordinanza anti-Rom o votiamo no al bilancio.” Ma nella maggioranza il “modello Cittadella” suscita poco entusiasmo

Un ultimatum che An e Forza Italia hanno gradito poco, e che rischierebbe di fatto di innescare una nuova conflittualità all'interno della maggioranza. Indubbiamente sul fronte della battaglia ai Rom sia Alleanza Nazionale che gran parte degli “azzurri” –in attesa di nuovo battesimo–
L’ordinanza del Comune Veneto, che ultimamente sta ingolosendo tanti sindaci del nord Italia, sarebbe un’applicazione della direttiva europea 2004/38 circa l'espulsione degli irregolari dal territorio italiano, nonchè un naturale adeguamento al decreto legge nazionale emanato il primo novembre scorso e attualmente in discussione alla Camera. Un decreto che disciplina le ipotesi di allontanamento dei cittadini comunitari per motivi di sicurezza, e che risultando piuttosto generico e potenzialmente onnicomprensivo, concede ampio margine di discrezionalità ai Prefetti e ai Sindaci.
A Cittadella per esempio, la legge comunitaria e il decreto nazionale sono stati interpretati e integrati di due condizioni.
Lecito, secondo il Sindaco di Cittadella e i suoi sostenitori, imporre un tetto minimo di reddito per poter ottenere la cittadinanza italiana.
Se un cittadino, pur comunitario, non dimostra infatti di percepire un reddito minimo di 420 euro al mese, significa che per mantenersi delinque, e se delinque va espulso; questo il semplicistico sillogismo che motiva implicitamente l'ordinanza.
Come a dire che tutti i poveri sono delinquenti, anzi; che tutti gli stranieri poveri –di solito rumeni o bulgari– sono delinquenti.
Magari lavorano in nero, proprio come molti cittadini italiani, e quindi non possono dimostrare di disporre di un reddito.
Ma questa non è un'attenuante, anzi, sarebbe un'aggravante, visto che il lavoro in nero è illegale.
Seconda condizione: il cittadino immigrato deve indicare dove abita, e, qualora l'abitazione non risulti come salubre, deve cercare un'altra soluzione. Oppure, andarsene.
Clausula evidentemente ad personam, mirata cioè a colpire soprattutto i rom che vivono nei campi nomadi: l'emblema, per molti, dell’insicurezza e del degrado delle periferie italiane.
Ovviamente un'ordinanza comunale non può obbligare l'irregolare a lasciare l'Italia; può però negargli l'iscrizione all'anagrafe.
Immaginiamo che il Comune di Milano adotti a sua volta l'ordinanza del Sindaco Bitonci; quale sarebbe la conseguenza più immediata? Che i cittadini considerati "non idonei" andrebbero a richiedere l'iscrizione all'anagrafe di un Comune limitrofo più tollerante.
A questo punto si innescherebbe inevitabilmente un effetto domino, per cui ogni Comune, onde evitare l'"invasione" di immigrati cacciati da Milano, correrebbe ad applicare a sua volta l'ordinanza.
Nonostante Lega e An siano alleate nella battaglia ai rom, c'è però discordanza nei metodi di gestione della faccenda.
"Non dubito che a Cittadella l'ordinanza risulterà efficace –ci ha detto Carlo Fidanza, Capogruppo di AN in Consiglio Comunale– ma in una città come la nostra sarebbe faticoso applicare una norma simile. Meglio applicare le leggi in vigore".
Anche l'Assessore alle Politiche Sociali, Mariolina Moioli, non sembra essere molto convinta della validità e dell’efficacia di un provvedimento del genere. Da noi interpellata è stata assai chiara: "Per il momento non c’è nessuna ordinanza di questo tipo. Continueremo a fare quello che abbiamo fatto finora, manterremo le linee che ci siamo dati con il Patto di legalità”.
I presupposti politici perchè l'ordinanza di Cittadella venga introdotta anche a Milano, dunque, per il momento sembrano non esserci, nonostante sia in atto l'approfondimento delle norme applicate nel Nordest.
A questo punto rimane però aperta la questione politica: se la Lega non voterà il bilancio 2008, si aprirà una nuova, ennesima, crepa all'interno della maggioranza.
Giulia Cusumano