Gli indicatori dicono che a Milano la qualità della vita aumenta, eppure quelli che scelgono di andarsene sono più di coloro che arrivano
A Milano, stando almeno agli ultimi report presentati, sembra si stia meglio, per quanto riguarda la qualità della vita nel suo complesso. E questa volta il merito non pare essere di Expo, visto che i dati diffusi dall'osservatorio MeglioMilano si riferiscono al 2014. Eppure, tra le cifre che tracciano il quadro di una città più vivibile, con indicatori ambientali e culturali in evoluzione positiva, ce ne sono alcune che dovrebbero essere analizzate con molta attenzione sia perchè costituiscono indicatori di lunga durata sia perchè sembrano contraddire il quadro di una città attrattiva. I numeri in questione sono quelli della demografia che segnano una contrazione, seppur lieve della popolazione milanese: -3200 residenti. Un segno meno che viene dopo un quinquennio di altrettanto lievissimo incremento |
In termini percentuali, quindi, chi ha scelto di abbandonare Milano è cresciuto in un solo anno del 31%, mentre gli arrivi sono calati del 12%.
Ma il capoluogo non è interessato solo da una ripresa del flusso in uscita, ma vede consolidarsi il trend di invecchiamento: gli ultraottantenni sono cresciuti di 3.300 unità in un anno mentre si assottiglia ancora la fascia di popolazione tra 25 e i 64 anni, con la conseguente aumento di quello che viene chiamato "l'indice di carico sociale", che in prospettiva comporta un aumento dei costi per l'assistenza che in proporzione al reddito prodotto (dato il calo della popolazione attiva) diventa sempre più oneroso.
In sintesi: una città dove si vive di più, forse meglio rispetto a qualche anno fa, ma che continua a perdere residenti e nella quale i costi dell'assistenza sono destinati a crescere.