L'emergenza abitativa tra gigantismo promesso e degrado reale

Il sentiero che li collega è una risposta alla necessità abitativa che si fondava su un modello insostenibile (ma sostenuto con entusiasmo dalla passata amministrazione cittadina): lasciare al mercato la soluzione del bisogno primario dell'abitare e far sì che uno dei pilastri dell'economia locale fosse l'edilizia e la rendita fondiaria, con la conseguente crescita esponenziale dei valori immobiliari (solo per questo la BCE può dire che i cittadini italiani sono più patrimonializzati di quelli tedeschi e in qualche cancelleria europea si può pensare che per limare consistentemente il debito pubblico italiano basti introdurre una bella patrimoniale). Il tutto compendiato in quel PGT della passata giunta di centrodestra che addirittura prevedeva cemento per altri 700.000 milanesi nei prossimi quindici anni.
Oggi, messi fortunatamente nel cassetto gli incubi di cemento di quel PGT, rimangono comunque da una i "grandi progetti" dell'ultimo quindicennio dall'ex città della moda a Porta Garibaldi (divenuta sede di una delle banche finanziatrici per evitare che si trasformasse in una cattedrale vuota) alla Citylife "dimezzata", dall'altro un bisogno senza risposta di edilizia residenziale pubblica che garantisca vivibilità e dignità.